EVENTI E CRITICA
Eventi
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2018
Probiennale Venezia Palazzo Grifalconi Loredan, Venezia
Premio Canaletto
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2017
Premio Biennale Milano Brera Site, Milano
Palazzo Leti Sansi, Spoleto
Saint Jean usum, Bruges
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2016
Palazzo Leti Sansi, Spoleto
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2015
SPOLETO INCONTRA VENEZIA, Venezia
ArtMonaco, Montecarlo
Galleria Umbria Arte, Spoleto
Museo Antonio Canova, Possano (VI)


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2014
Palazzo Leti Sansi, Spoleto
Palazzo Rota.Ivancich, Venezia
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2012
Gallery royal Opera Arcade, Londra
Galleria Spazio Museale, Milano
La croisette - Salon Internationale du Monde de la Culture et des Arts
Medaglia d'oro Cannes
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2011
Carrousel du Louvre, Parigi
Biennale Internazionale d'Arts Atlantic, La Rochelle
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2010
Palazzo Rocchetta, Ferrara
Vialla Guadino, Torino
Galleria Rosso Cinabro, Roma
Sale del Bramante, Roma
Galleria Spazio Ottagoni, Roma
Galleria Sinopia - Arte e architettura, Roma
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2009
Galleria Spazio Ottagoni, Roma
Centro Culturale Ambasciata d'Egitto, Roma
Biennale d'Arte contemporanea, Roma
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2008
Casa delle Civette, Villa Torlonia, Roma
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2007
Galleria la Pigna, Palazzo Maffei Marescotti, Roma
Accademia di Romania, Roma
Chiesa di San Giusto in San Maroto, marche
Casa Internazionale delle Donne, Roma
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2006
Galleria Il Canovaccio, Roma
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2005 Festival Internazionale del cinema delle donne, Bologna Premio "Astrea d'oro", Concorso internazionale, "Sardegna Internazionale", Olbia VINCITRICE DEL CONCORSO "GLI ALBERI DI ROMA", Galleria Vittoria di Via Margutta, Roma
La Critica
Alle volte l’arte è la sconfessione della scienza. Ciò che la ragione non è stata in grado di dimostrare, la presunta memoria dell’acqua, è per Jacqueline Domin l’ipotesi di un teorema dimostrato con convincente evidenza, confidando sul sentimento e invitando alla meditazione. Fotografa legata alla tradizione dello strumento analogico, Jacqueline Domin ha un rapporto non maniacale con la tecnica, nel proposito di non imitare l’esperienza emotiva che stabilisce con il soggetto di natura: è il giusto antidoto alla banalità dell’era del selfie.
Vittorio Sgarbi
Dalle parole pronunciate da Sgarbi si evince un sincero elogio d’apprezzamento verso di lei quando dichiara che “La Domin pratica la fotografia come un approfondimento della conoscenza, dato che il suo obiettivo è cogliere un’essenza, un’idea di pura luce”.
L’eccezionalità della fotografia d’arte di Jacqueline Domin si avvale fondamentalmente di due caratteristiche: la prima incentrata su cromatismi usati con passionale bravura nel pieno rispetto dei colori della luce, la seconda sullo sviluppo di un paesaggio naturalistico, fondazione d’arte annotata visivamente come simbolo espressivo di un contesto ampio e dilatato.
Ogni composizione della fotografa parte da un’elaborazione interiore, che costituisce il nucleo estetico dell’opera, attorno alla quale si sviluppa una estrema attenzione data alla luce e accurata analisi della natura nella sua continua mutevolezza.
Inconfondibili sono i toni delle composizioni fotografiche, per i particolari scoperti negli anfratti più nascosti dei suoi paesaggi, per le diverse prospettive alternate nell’osservazione degli scenari naturalistici rappresentati.
Domin trova nella memoria dei luoghi la materia più congeniale ad un pieno esplicarsi del excursus creativo, gli elementi primari per la sua passionale ricerca espressiva. In un gioco di prospettive e di saggi accorgimenti l’artista realizza un dosaggio di luce in grado di vivere in rilievi compositivi, vissuti nell’intensità delle emozioni e nella suggestione delle impressioni. Jacqueline Domin rimane la fondazione della sua intenzione creativa, determinata dall’intensità dei colori e qualificata dal contesto intellettuale della sua ricerca, capace di compenetrare totalmente l’osservatore nella sua persuasione visiva.
Le opere d’arte fotografica non hanno solo l’intenzione di rappresentare una realtà materiale (paesaggio naturalistico memoria-spazio-tempo), ma sono il tentativo di dare corpo e forma a determinate forze, energie e risorse nascoste che sono dentro di ognuno e che rappresentano il legame con la parte più inconscia e primordiale dell’esistere.
I riflessi emergono dalla luce, rinviata dalla superficie, e gli scatti fotografici ne sono traboccanti. Il riflesso a livello metaforico può indurci a collegarlo allo “specchio del sé”, alla consapevolezza di ciò che la nostra figura rimanda all’ambiente e al contesto circostante in materia di luce, aura energetica, sensazioni percettive ed emozionali, proiettate nel campo interattivo. Spesso ne siamo inconsapevoli, ma ciò che ci circonda risente fortemente del nostro operare nel mondo, in quanto esseri umani. Siamo invece più abituati, per retaggio della tradizione culturale, a pensare al contrario ovvero che sia il nostro ambiente a influenzarci.
Su questa impronta di pensiero, negli anni Ottanta, la fotografia ha portato a termine il suo processo d’interazione nell’arte d’avanguardia, iniziato negli anni Sessanta e proseguito con grande determinazione nel decennio successivo. Le applicazioni realizzate sono state innumerevoli e multiformi. Sulla scia di tale orientamento, che ha condotto l’arte a una progressiva apertura continua e crescente protesa anche verso la fotografia, l’artista si muove con esperta abilità e si distingue per la consolidata maestria acquisita nella moderna sperimentazione contemporanea della fotografia artistica d’autore.
Gli elementi, gli oggetti, i soggetti da lei catturati e immortalati attraverso l’obiettivo si inseriscono in una panoramica d’immagini di sorprendente e coreografica prospettiva e in spettacolari visioni appartenenti a paesaggi reali oppure fantastici di matrice “immaginifica-mentale” che generano intriganti e suggestivi giochi di spazialità dinamica. Nel contempo, le fotografie danno il massimo risalto al contributo fornito dagli effetti evanescenti e riflettenti della luce e della gamma luminosa delle gradazioni e declinazioni chiaroscurali. Le opere rievocano riflessi prodotti dalla natura, dall’acqua, da immagini rifrante dall’obiettivo e rielaborate con assoluta originalità. Sono raffigurazioni, che mediante il gioco e le combinazioni degli effetti luminescenti brillanti e sfavillanti, offrono allo spettatore coinvolgenti opportunità interpretative differenziate, diversi punti di vista, diversi modi di percezione del contesto evocato, uniti in profonda fusione di legame sinergico da un unico fondamentale strumento di dialogo: la fotografia e la sua libera interpretazione creativa.
Emergono visionarietà antiche riflesse in quelle moderne, mondi paralleli, fantasiosi e onirici, dimensioni alternative popolate da paesaggi e atmosfere surreali, il tutto avvolto in una dimensione magica che, tramite una cadenza compositiva armoniosa, permette all’occhio dell’osservatore di approcciare un innovativo e coinvolgente modo di percezione del “reflexus” mediante il potente e vibrante dinamismo della “riflettenza”, efficace strumento espressivo, che Jacqueline Domin riesce a coniugare perfettamente con acuta originalità e innata sensibilità artistica. Per lei non esiste una sola e unica via per delineare il mondo circostante, poiché osserva e scruta l’ambiente con atteggiamento fortemente introspettivo, ma al contempo arguto e disincantato, imprimendo intense metafore subliminali dentro i suoi “mondi speciali” colti dall’obiettivo, esprimendo le proprie sensazioni emotive, traslate dalla fotografia e arricchendole di importanti significati e messaggi sottesi di grande attualità e modernità di pensiero, per innescare una comunicazione stimolante, variegata ed eterogenea.
Elena Gollini